Opere dal deposito

Mostre e prestiti sono per i Musei un'importante opportunità di valorizzazione del proprio patrimonio, attraverso il confronto con dipinti provenienti da altre collezioni. E rappresentano anche l'occasione per riallestimenti temporanei e per l'esposizione a rotazione di opere provenienti dai depositi.  
 
In Pinacoteca, in sala XXIII, si può temporaneamente ammirare la tavoletta raffigurante la Lotta tra Eteocle e Polinice davanti alle mura di Tebe, opera di un pittore quattrocentesco veronese influenzato dall'arte di Andrea Mantegna, autore della celebre Pala Trivulzio esposta nella stessa sala. Il piccolo dipinto, un olio su tavola, era un tempo parte della collezione di Pio Attendolo Bolognini e giunse presso le Civiche Raccolte nel 1945, tramite la donazione dell’ultima discendente Livia Morando. Il formato ridotto e la tipologia rendono plausibile l’ipotesi che il dipinto, insieme al suo pendant (Lotta di Cadmo contro il drago per fondare Tebe), fosse originariamente parte di un prezioso cassone, decorato da una serie più numerosa di episodi illustrati tratti presumibilmente dalle Storie degli Argonauti. Le due tavole sono state variamente ricondotte alla “maniera del Morone” e al pittore Marco Veglia, sino a essere a oggi riferite, più largamente, all’ambito mantegnesco-veronese. 
In sala XXV della Pinacoteca è invece esposta la Madonna in preghiera di Sassoferrato (Giovanni Battista Salvi),  un olio su tela riferibile alla metà del Seicento.Il tema della Madonna in preghiera viene riproposto in diverse occasioni da Giovanni Battista Salvi (1609-1685), pittore che deve il soprannome al suo paese di origine, Sassoferrato (oggi in provincia di Ancona). In questo dipinto, entrato a far parte delle collezioni civiche milanesi grazie al dono di Camillo Tanzi (1881), sono evidenti i caratteri tipici del linguaggio pittorico dell’artista: il rimando alla lezione classicista di Guido Reni, Domenichino e Raffaello, l’uso armonioso di colori puri e quasi smaltati, un sapiente e meditato utilizzo della luce che leviga le superfici ed esalta la brillantezza delle tinte.
Al posto della Filatrice e contadino con la gerla di Giacomo Ceruti, in prestito per la mostra in corso al Museo di Santa Giulia di Brescia, è presente in sala XXVI il Ritratto di Lucia Valcarenghi, un grande ritratto a olio su tela di ambito lombardo. Dalla scritta in basso sappiamo che il personaggio raffigurato è riconoscibile in Lucia Valcarenghi, morta a 60 anni nel 1711, presso il convento delle benedettine di Cremona.
La donna è raffigurata in atto di accennare sulla spinetta un motivo musicale cui fa riferimento lo spartito tenuto nella mano destra. Indossa un raffinato abito a fiori rossi dalle maniche aperte e una camicia bianca dai polsini ricamati. Al carattere sontuoso dell’abbigliamento si intona il ricco corredo di gioielli, che oltre a collana e bracciali, comprende una grande spilla, orecchini a goccia e una preziosa coroncina fermacapelli. 

Castello Sforzesco, Pinacoteca
Orari: da martedì a domenica, ore  10-17.30 (ultimo ingresso ore 17)
Ingresso con biglietto Musei

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